Il Rione Monti

Il Rione Monti è il primo e il più antico della città, riportando l’atto di costituzione la data ufficiale del 18 maggio 1743. E’ così chiamato perché, fin dal Medioevo, con il termine “monti” ci si riferiva ad una vasta zona, allora poco abitata, che comprendeva il colle Viminale, parte del Quirinale, l’Esquilino e il Celio (quest’ultimi oggi non gli appartengono più, a seguito di diverse modifiche nei confini, le ultime delle quali risalenti agli anni ’40).

In epoca romana la zona era densamente popolata. L’area più significativa del Rione Monti corrisponde alla “Suburra” e cioè a quella parte di Roma antica più popolare e vivace - ma nello stesso tempo malfamata e insicura - piena di grandi insulae abitate dai plebei, e di lupanari, bettole e locande di basso livello. E proprio in questa zona nacque Giulio Cesare, il più famoso personaggio dell’antica Roma.

Nel Medioevo la situazione è notevolmente diversa: a causa della mancanza di acqua per l’interruzione degli acquedotti, la maggior parte degli abitanti di Roma si spostò nell’area del Campo Marzio, dove si poteva utilizzare l’acqua del Tevere, mentre il Rione Monti, sul terreno più rialzato, rimase poco abitato. Ad evitare il completo svuotamento del Rione furono solo due fattori: la posizione all’interno delle mura Aureliane e i grandi flussi di pellegrini diretti alle basiliche di Santa Maria Maggiore e del Laterano.

Dopo la sistemazione urbanistica e la creazione di nuovi assi viari da parte di Papa Sisto V, a partire dal ‘600, il Rione tornò a popolarsi. In ogni caso, fino agli inizi dell’Ottocento, il Rione era rimasto sostanzialmente una zona di vigneti e orti, poco popolata per la scarsità d’acqua e per la lontananza dal Vaticano.

Tutto cambiò quando Roma divenne capitale del nuovo Regno d’Italia, con il conseguente sviluppo urbanistico di fine ‘800, e poi con i grandi sventramenti del periodo fascista, che cambiarono completamente il volto del Rione e

causarono la distruzione di un’ampia porzione del rione al fine di portare alla luce le rovine dei Fori Imperiali.

Gli abitanti del Rione, detti “monticiani”, fin dalle origini, anche a causa della posizione più defilata rispetto al centro cittadino, parlavano un dialetto romano in parte diverso da quello degli altri rioni, fatto questo che rinforzava il senso di forte identità e di distinzione rispetto agli altri romani.

In particolare, esisteva una grande rivalità tra monticiani e trasteverini, gli abitanti dell’altro rione popolare e orgoglioso, che nel passato, spesso, si tramutava in violenti scontri, talvolta anche cruenti con sassaiole e coltelli, tra gli abitanti dei due rioni. Lo stemma del Rione, di color argento, raffigura tre dei sette colli e cioè tre cime arrotondate di colore verde, ripetute per tre volte all’interno dell’emblema rionale.

Nonostante i tanti e violenti interventi urbanistici, iniziati da Papa Sisto V, continuati con l’intensa urbanizzazione ottocentesca seguita all’annessione al Regno d’Italia e conclusisi con le demolizioni di epoca fascista, nonostante l’apertura delle moderne strade di via Nazionale, via Cavour e via Labicana, che hanno inciso profondamente sul territorio, fortunatamente, le trasformazioni hanno risparmiato una parte dell’antica Suburra, l’anima più autentica e pittoresca del Rione.

Il Rione Monti, per la particolarità dei suoi edifici, le vie strette, le botteghe degli artigiani, le trattorie, le scalinate, ecc., ancora oggi sembra conservare le caratteristiche della Roma ottocentesca. Ma al contempo, la sua storia - con le grandi testimonianze archeologiche della Roma antica e le sue memorie medioevali - e la sua particolare atmosfera rendono Monti un Rione in continuo movimento e un’attrazione per migliaia di turisti provenienti da ogni angolo del mondo.

Walter Di Domenico

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